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Libri e Studio Ghibli: le storie che hanno ispirato i film
Le storie che hanno ispirato i film dello studio Ghibli e quelle che ne prolungano il sogno. Un viaggio tra romanzi, artbook e ricettari per veri sognatori.
Basta guardarne uno per capirlo e non dimenticarlo più: quelli dello Studio Ghibli non sono semplici film d’animazione. Dietro l’apparente calma di quei colori tenui, delle colonne sonore oniriche e di sentimenti composti, si nasconde una forza narrativa dirompente che porta a galla temi tutt’altro che leggeri: natura, amore, crescita, malattia, guerra, morte, coraggio, trasformazione sono solo alcuni di questi.
Nato in Giappone nel 1985 dall’incontro tra Hayao Miyazaki e Isao Takahata, lo Studio ha infatti cambiato per sempre il modo di raccontare storie attraverso l’animazione. Nei suoi film convivono poesia e quotidianità, spiriti e bambini curiosi, città sospese tra realtà e immaginazione. Ogni immagine, accompagnata dalle inconfondibili musiche di Joe Hisaishi è un frammento di bellezza, ogni scena un concentrato di emozioni che riesce a restituire densità anche al silenzio.
Ma prima ancora del grande schermo, molti di questi mondi sono nati tra le pagine dei libri. Sono diversi i romanzi, le fiabe, i racconti che più o meno fedelmente li hanno ispirati, così come altrettanti sono i libri che col tempo sono nati proprio per approfondire, a loro volta, l’universo Ghibli nelle sue infinite sfaccettature e curiosità. In questo articolo abbiamo raccolto i più importanti.
I libri da cui sono tratti i film dello Studio Ghibli
I film dello Studio Ghibli hanno sicuramente creato un linguaggio tutto loro: dall’estetica trasognata che mescola realistico e surreale, ai dialoghi minimali, passando per le musiche che fanno perdere il confine tra il sogno e la realtà. Ma sai che tante delle storie portate in luce dal Maestro Miyazaki e dal suo team affondano le loro radici nella letteratura giapponese e non solo, di cui lo Studio Ghibli ci ha donato un adattamento a volte fedele, a altre molto libero, ma sempre originale nello stile. In questa sezione abbiamo raccolto alcuni dei libri da cui lo Studio ha attinto per costruire il suo mondo fatto di potente delicatezza e profondità leggera.
“I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift
A ispirare il primo film ufficiale dello Studio Ghibli, “Il castello nel cielo”, del 1986, è stato un grande classico della letteratura inglese, “I viaggi di Gulliver”, romanzo satirico di Jonathan Swift del 1726. L’autore all’interno del romanzo aveva immaginato un’isola sospesa nel cielo, Laputa, abitata da studiosi e scienziati che, immersi tra invenzioni e astrazioni, si dimenticano come agire in modo pratico nel mondo reale. Un’allegoria del progresso cieco, della distanza tra conoscenza e umanità, che colpì profondamente Miyazaki fin da ragazzo.
Da questa immagine nasce appunto “Il castello nel cielo”, una fiaba d’avventura in cui la giovane Sheeta, erede di un antico popolo volante, fugge da pirati e soldati che cercano di impadronirsi della sua misteriosa pietra magica, un cristallo appartenente a un’antica civiltà scomparsa. Durante la fuga, Sheeta incontra Pazu, un giovane minatore che sogna di trovare Laputa, la leggendaria isola fluttuante sospesa nei cieli. Insieme, i due intraprendono un viaggio che li porterà tra dirigibili, paesaggi vertiginosi e città abbandonate nel cielo. Miyazaki costruisce un racconto epico e romantico, dove il progresso e la natura si sfiorano in un equilibrio fragile. Il film unisce lo stupore dell’esplorazione al respiro di una fiaba steampunk, segnando la nascita del linguaggio visivo che renderà lo Studio immortale.
“Una tomba per le lucciole” di Akiyuki Nosaka
A soli tre anni dalla nascita dello Studio Ghibli, esce il film che, tra tutti, è forse il più straziante: “Una tomba per le lucciole" del 1988. Diretto da Isao Takahata, racconta la storia di due fratelli, Seita e Setsuko, che cercano di sopravvivere nel Giappone devastato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. È un film che non fa sconti: non edulcora, non consola, non lascia spiragli facili. Eppure, nella sua crudezza, riesce a essere anche un’opera di profonda delicatezza, dove l’amore fraterno diventa l’ultima forma possibile di bellezza in un mondo che crolla.
Il film è tratto dal racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, pubblicato nel 1967 e disponibile anche in italiano con il titolo “Una tomba per le lucciole”. Scritto come atto di espiazione per la morte della sorellina che l’autore non riuscì a salvare, il libro è un testo breve, durissimo, commovente, che affonda nella colpa e nella perdita.
“Kiki. Consegne a domicilio” di Eiko Kadono
Tra i film più dolci e luminosi dello Studio Ghibli c’è“Kiki consegne a domicilio". Questo trae spunto dall’omonimo libro “Kiki consegne a domicilio”, romanzo del 1985 della scrittrice giapponese Eiko Kadono. Kiki è una giovane strega di tredici anni che, secondo la tradizione, deve lasciare la casa dei genitori per trascorrere un anno da sola in un’altra città. Con il suo gatto parlante Jiji, la scopa e un’enorme voglia di crescere, sceglie una cittadina sul mare dove apre un piccolo servizio di consegne a domicilio: la sua magia è semplice, ma la vera sfida sarà trovare il proprio posto nel mondo.
Rispetto al film di Hayao Miyazaki, pubblicato nel 1989, il tono del libro è più fiabesco e quotidiano: le avventure di Kiki sono episodiche, scandite da incontri e piccoli gesti che celebrano l’amicizia, la gentilezza e la fiducia nelle proprie capacità. Nel film, Miyazaki accentua invece le sfumature malinconiche e introspettive: Kiki affronta la perdita temporanea dei suoi poteri come simbolo dell’adolescenza e della crescita, in un mondo animato da luci, vento e libertà.
Il romanzo di Kadono, di cui esiste anche un seguito “Kiki consegne a domicilio 2”, è un racconto di formazione tenero e ottimista, scritto con leggerezza e umorismo, dove la magia diventa metafora di indipendenza e di scoperta di sé.
“Si sente il mare” di Saeko Himuro
Realizzato nel 1993 come film per la televisione, “Si sente il mare” è uno dei titoli più intimi e realistici dello Studio Ghibli. Il film trae ispirazione dal romanzo “Si sente il mare” di Saeko Himuro, pubblicato nel 1990, che racconta la storia di un giovane universitario giapponese alle prese con il proprio passato liceale, le persone che lo hanno segnato e le conseguenze che queste hanno avuto sull’uomo che è diventato nel presente.
A differenza del libro, che approfondisce anche le sfumature dei personaggi secondari, il film diretto da Tomomi Mochizuki concentra l’attenzione su Taku, il protagonista, e Rikako, la cui amicizia si trasforma in un sentimento sospeso, fragile, fatto di sguardi e silenzi. Ambientato in una piccola città di mare, il film riprende i temi della crescita, del cambiamento e della ricerca di sé ,tipici dello stile Ghibli, ma abbandona la dimensione fantastica per esplorare il realismo dei sentimenti adolescenziali. Ne nasce un racconto di formazione semplice ma intenso, capace di catturare, anche senza elementi magici, l’essenza di quell’età in cui tutto è possibile e tutto cambia.
"Sussurri del cuore” di Aoi Hiiragi
Alla base del film “I sospiri del mio cuore” del 1995, c’è il manga “Sussurri del cuore” di Aoi Hiiragi, pubblicato nel 1989 sulla rivista Ribon. Un racconto dolce che segue Shizuku Tsukishima, una studentessa appassionata di lettura che sogna di scrivere un romanzo tutto suo. Tra biblioteche, libri e canzoni, Shizuku scopre che la creatività è un cammino fatto di tentativi, esitazioni e coraggio.
Nel 1995 lo Studio Ghibli ne realizza l’adattamento animato, diretto da Yoshifumi Kondō e sceneggiato da Hayao Miyazaki, che amplifica i temi del manga trasformandoli in una riflessione più ampia sull’arte e sulla crescita personale. Shizuku trova ispirazione in un ragazzo misterioso, Seiji, che sogna di diventare un flutaio, e nel Barone, un gatto elegante che la conduce in un mondo di fantasia e introspezione. Il film diventa un’occasione per affrontare il tema della ricerca della propria voce e sul coraggio di inseguire i sogni, anche quando sembrano troppo grandi.
Piccola curiosità: il personaggio del Barone, tornerà, questa volta insieme ad altri gatti, in un altro film dello Studio Ghibli, “La ricompensa del gatto”.
“La città incantata al di là delle nebbie” di Sachiko Kashiwaba
Molto prima che “La città incantata” di Hayao Miyazaki conquistasse il mondo nel 2001, c’era un piccolo romanzo giapponese capace di racchiuderne già l'anima: “La città incantata al di là delle nebbie” di Sachiko Kashiwaba. Pubblicato nel 1980, racconta di Kozuko, una bambina che scopre una misteriosa pensione abitata da spiriti e creature gentili. In quel luogo sospeso tra sogno e realtà, la giovane impara a guardare il mondo con occhi nuovi e a trovare, con tenacia e coraggio il proprio posto in mezzo agli altri. Nel romanzo, la città al di là delle nebbie è un luogo di passaggio e rinascita, dove i confini tra infanzia e maturità si fanno sottili come un velo.
Pur non essendo un adattamento diretto, il film di Miyazaki raccoglie lo spirito del romanzo di Kashiwaba e lo amplia in una potente metafora sulla crescita e la memoria.Anche Chihiro, la protagonista, è una bambina che, dopo aver perso la rotta in un viaggio in macchina con i genitori, si ritrova catapultata in un universo fatto di spiriti e divinità (tutte legate alla cultura popolare giapponese). Lì, per sopravvivere sarà costretta a lavorare in una casa da bagno governata dalla strega Yubaba e ad accettare un nuovo nome, Sen. Imparerà così che solo chi conosce il proprio valore può ritrovare la propria identità e con essa, la strada di casa.
Con il suo adattamento cinematografico costruisce un’allegoria della società giapponese contemporanea: un mondo in cui gli umani si trasformano in maiali e il consumismo assume i tratti di un dio senza volto e senza identità, divorato da una fame insaziabile. Ed è in questo universo che Chihiro incarna la purezza e il coraggio silenzioso di chi sceglie di restare umano in un mondo che divora tutto.
“Il castello errante di Howl" di Diana Wyne Jones
“Il castello errante di Howl”, del 2004, è senza dubbio uno dei film più amati dello Studio Ghibli. A ispirarlo è stato il primo libro di una trilogia di romanzi composta dall’omonimo “Il castello errante di Howl”, a cui seguono “Il castello in aria” e “La casa per Ognidove”, trilogia pubblicata a partire dal 1986 dalla scrittrice britannica Diana Wynne Jones. La storia è ambientata nel regno immaginario di Ingary, dove streghe e maghi fanno parte della vita quotidiana, motivo per cui lo avevamo consigliato anche tra i libri da leggere dopo Harry Potter.
Qui vive Sophie Hatter, la maggiore di tre sorelle, cappellaia di professione e convinta che il suo destino sia quello di condurre un’esistenza tranquilla e senza avventure. Il destino ha però altri piani per lei: dopo un incontro con la temibile Strega delle Lande, Sophie viene infatti trasformata in un’anziana signora e, costretta ad abbandonare la sua bottega di cappelli, trova rifugio in un castello che cammina su zampe di ferro, dimora del misterioso e affascinante mago Howl, famoso tanto per i suoi poteri quanto per la sua vanità. Con lui vivono l’apprendista Michael e il demone del fuoco Calcifer, legato a Howl da un oscuro patto. Da quell’incontro prende forma una storia di incantesimi e metamorfosi, dove ciascuno è diverso da quello che sembra. E proprio nel corpo di un’anziana Sophie riscopre la libertà di dire ciò che pensa, di agire senza timori, di essere finalmente se stessa.
“La saga di Terramare” di Ursula K. Le Guin
Tra le opere che più hanno influenzato l’immaginario dello Studio Ghibli c’è la “La Saga di Terramare”, il ciclo fantasy creato da Ursula K. Le Guin a partire dal 1968 con “Il mago di Earthsea". In un arcipelago di isole sospese sull’oceano, ogni parola possiede un potere e conoscere il vero nome delle cose significa governarle. Il giovane Ged, apprendista mago destinato alla grandezza, scoprirà che la vera sfida non è dominare la magia, ma imparare a riconciliarsi con il proprio limite e accettare la propria ombra.
Nel 2006, Gorō Miyazaki, figlio di Hayao, porta sullo schermo “I racconti di Terramare”, unendo episodi e personaggi tratti da più libri della saga. Il risultato è un film imperfetto ma profondamente coerente con lo spirito di Le Guin: una riflessione sull’equilibrio tra vita e morte, sulla paura e sulla responsabilità che deriva dal sapere, dove la magia è linguaggio, il mare è memoria e l’eroismo coincide con la capacità di guardare dentro di sé.
“La Sirenetta” di Hans Christian Andersen
C’è un film di Hayao Miyazaki che ha trovato la sua ispirazione letteraria direttamente in fondo al mare: si tratta di “Ponyo sulla scogliera” del 2008, che in tantissimi aspetti strizza l’occhio a “La Sirenetta” di Hans Christian Andersen, una delle fiabe più celebri e struggenti della letteratura mondiale. La fiaba, pubblicata per la prima volta nel 1837, vedeva come protagonista una giovane sirena che era disposta a rinunciare alla propria voce e alla vita nel mare pur di conquistare l’amore di un umano. Il suo personaggio incarna il desiderio e il sacrificio, ma anche la tensione verso ciò che è irraggiungibile. Quasi due secoli dopo, Hayao Miyazaki rielabora quell’immaginario nel film Ponyo sulla scogliera, trasformando la tragedia di Andersen in una fiaba luminosa sull’amore e sull’equilibrio con la natura. Ponyo, una piccola pesciolina dai poteri magici, desidera diventare umana per vivere accanto a Sōsuke, il bambino che la salva durante una tempesta.
Miyazaki conserva il nucleo emotivo del racconto originale: il desiderio di attraversare il confine tra due mondi, ma lo ribalta in una visione di speranza e rinascita. In un mare dipinto con colori pastello e linee morbide, l’acqua diventa forza primordiale: travolge e rigenera, unisce e separa, ricordando che l’amore, come la vita, è un continuo movimento di trasformazione.
“La principessa splendente”, un’antica fiaba giapponese
Con “La storia della Principessa Splendente", film del 2013 , Isao Takahata porta sul grande schermo una delle più antiche fiabe giapponesi: “Il racconto del tagliatore di bambù”, risalente al X secolo e considerato il primo esempio di narrativa del Paese del Sol Levante. La storia narra di Kaguya, una splendida fanciulla trovata in circostanze misteriose da un vecchio tagliatore di bambù, che la accoglie come figlia insieme alla moglie. Ben presto, la loro casa si riempie di ricchezze e di spasimanti: principi e nobili da ogni angolo del regno accorrono per chiedere la mano della ragazza, ormai conosciuta come la Principessa Splendente. Ma Kaguya, riluttante all’idea di sposarsi, impone a ciascuno di loro una prova impossibile, sperando che nessuno riesca nell’impresa. Dentro di sé, infatti, custodisce un segreto che la lega a un destino ultraterreno, ineluttabile e malinconico.
Se vuoi recuperare la fiaba puoi leggere le sue traduzioni moderne, come “La storia della principessa splendente” di Ippei Otsuka, edito in Italia da Luni Editrice, che restituisce la delicatezza e l’enigma del testo classico.
“Si alza il vento” di Tatsuo Hori
“Il vento si leva… bisogna tentare di vivere”. Da questo verso del poeta francese Paul Valéry, lo scrittore giapponese Tatsuo Hori trasse il titolo del suo romanzo “Si alza il vento” del 1937, un racconto intenso e struggente sull’amore, la fragilità e la forza di vivere nonostante tutto. Ispirandosi alla propria esperienza personale, Hori narra la storia di Jirō, un giovane scrittore che assiste con dolore alla lenta malattia della fidanzata Setsuko, colpita dalla tubercolosi. Mentre la accompagna in un sanatorio di montagna, immerso tra le alpi giapponesi, Jirō scopre che la vita, come il vento, non può essere trattenuta ma solo attraversata. È una storia di silenzi e di respiro, di luce che filtra tra le nebbie e di un amore che non si arrende alla morte.
Quasi ottant’anni dopo, nel 2013, Hayao Miyazaki, attingendo liberamente a questo romanzo, ha dato vita a “Si alza il vento", il suo ultimo grande film prima del temporaneo ritiro. Il regista unisce la vicenda di Hori con la biografia del vero ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi, progettista del celebre aereo da caccia Zero, per raccontare una storia sospesa tra sogno e tragedia: quella di un uomo che insegue la bellezza del volo pur sapendo che la sua creazione sarà usata per la guerra. Nel film, il vento non è solo un elemento naturale, ma una forza che muove le vite e le coscienze. È l’aria che spinge i sogni a librarsi, ma anche quella che li può distruggere. Come in altre opere dello Studio Ghibli, il vento diventa simbolo di propulsione al cambiamento e di spinta vitale: lo stesso soffio che in “La città incantata” aveva spinto Chihiro ad attraversare il tunnel, qui accompagna Jirō nel suo cammino di scoperta e perdita. Miyazaki combina la delicatezza del romanzo di Hori con la sua personale riflessione sull’arte, sulla responsabilità e sul peso delle proprie scelte. Come il protagonista, anche il regista sembra chiedersi se sia possibile creare bellezza in un mondo ferito.
“Quando c’era Marnie” di Joan G. Robinson
Con “Quando c’era Marnie” del 2014, Hiromasa Yonebayashi firma il suo secondo film Ghibli dopo “Arrietty”. Il film è il riadattamento di quello che Miyazaki ha inserito tra i cinquanta migliori libri per ragazzi di tutti i tempi: "Quando c’era Marnie” di Joan G. Robinson. La protagonista, Anna, è una ragazzina introversa e senza genitori, mandata a trascorrere l’estate presso una coppia di anziani in un villaggio sul mare, nella speranza che riesca a stringere nuove amicizie. Ma Anna preferisce isolarsi, finché, durante una delle sue passeggiate tra le dune e le paludi, incontra Marnie, una ragazza bionda misteriosa che vive in una grande casa sulla baia. Tra le due nasce un legame profondo e immediato, destinato però a essere attraversato da silenzi, sparizioni e segreti. Tra ricordi, sogni e fantasmi, tanto romanzo quanto il film, parlano del bisogno di sentirsi accolti, sulla capacità di guarire attraverso l’amore e sul potere di vedere sé stessi riflessi negli altri.
“E voi come vivete?” di Genzaburō Yoshino
Il 2023 è stato l’anno del ritorno, attesissimo, di Hayao Miyazaki con “Il ragazzo e l’airone” , il suo primo film dopo dieci anni di silenzio. Acclamato in tutto il mondo, il film è stato annunciato come il suo “ultimo grande lavoro”, un’opera-testamento in cui il maestro riflette sul senso della vita, della perdita e della creazione stessa. Ambientato durante la Seconda guerra mondiale, racconta la storia di Mahito, un ragazzo che, dopo la morte della madre, si trasferisce con il padre in campagna. Qui incontra un airone parlante che lo conduce in un mondo parallelo, sospeso tra sogno e memoria, dove il tempo si piega e i confini tra la vita e la morte si dissolvono. È un viaggio iniziatico, un attraversamento del dolore che diventa ricerca di sé.
Il film è tratto dal romanzo “E voi come vivete?” di Genzaburō Yoshino, pubblicato nel 1937. Non si tratta di un adattamento diretto, ma di un dialogo ideale: il libro è una delle letture che più hanno influenzato Miyazaki, e nel film compare come oggetto simbolico, quasi una bussola morale per il protagonista.
Nel romanzo, Coper, un adolescente curioso e riflessivo, attraversa un percorso di formazione accompagnato dallo zio, che lo guida a interrogarsi su temi universali: la giustizia, la libertà, la compassione, il coraggio di vivere con coerenza. Yoshino intreccia narrazione e riflessione etica in un invito a non smettere mai di porsi domande, a cercare nella conoscenza e nell’empatia la vera misura dell’essere umani.
Sia nel libro che nel film, la domanda resta la stessa, aperta chiara e vivida: come viviamo, di fronte alla bellezza e al dolore del mondo?
I libri dedicati allo Studio Ghibli: guide, approfondimenti, artbook e ricette per i più appassionati
I libri legati allo Studio Ghibli non sono solo quelli che hanno ispirato i film, ma anche quelli nati dal suo straordinario successo: guide, saggi, artbook, ricettari e cataloghi che offrono uno sguardo ravvicinato sulle retrovie dello Studio e sui mondi che ha saputo creare. Volumi che approfondiscono il suo mito, i temi ricorrenti, le tecniche sperimentate e i significati nascosti, permettendo di sbirciare tra storyboard, colonne sonore, scelte registiche e curiosità dietro le quinte.Quindi preparati per questo meta-viaggio, con biglietto di sola andata, nei meandri dell’universo di Miyazaki e della sua formidabile squadra.
"Ghibliverso. La guida all'universo dello Studio Ghibli: libri, musica, manga e tanto altro" di Jake Cunningham e Michael Leader
Partiamo con un libro perfetto per chi dello Studio Ghibli non vuole essere solo spettatore, ma anche studioso ed esperto conoscitore: “Ghibliverso. La guida all’universo dello Studio Ghibli:libri, musica, manga e tanto altro" di Jake Cunningham e Michael Leader. Si propone come una guida completa e appassionata al mondo Ghibli, dai film alle colonne sonore, dai manga al Ghibli Park, dal Museo Ghibli ai cortometraggi meno noti. Nel libro, gli autori, noti per il podcast “Ghibliotheque”, esplorano l’immaginario Ghibli con freschezza e competenza: analizzano le scelte visive e musicali, ricostruiscono l’evoluzione dello studio e ne confrontano elementi meno esposti, come le produzioni teatrali o gli eventi del parco.
“Ghiblioteca” di Jake Cunningham e Michael Leader
Il nome parla da sé: “Ghiblioteca”, altro volume nato sempre dal fortunato podcast britannico Ghibliotheque di Michael Leader e Jake Cunningham, è una vera e propria raccolta, che capitolo per capitolo passa in rassegna tutti i film dello Studio Ghibli rivelandone gli aspetti meno noti, i significati ulteriori, le possibili interpretazioni, corredandoli sempre di nutrite recensioni, ma anche sapienti critiche. Un manuale per veri "filologi" e "filologhe" della cinematografia firmata Ghibli.
“Fiabe e leggende Studio Ghibli” di Ippei Otsuka
Che i film di Miyazaki abbiano spesso tratto spunto da fiabe, leggende e folklore del Giappone antico, non è di certo un segreto. Ecco allora, un libro che le raccoglie tutte: “Fiabe e leggende Studio Ghibli” di Ippei Otsuka è il volume ideale per risalire a tutto quel rigoglioso terreno mitico da cui hanno preso vita tante delle storie che lo Studio Ghibli ha reso celebri. Un ritorno alle origini della meraviglia, ma anche l’occasione per approfondire la cultura popolare e letteraria giapponese più recondita.
“I geni dello Studio Ghibli. Hayao Miyazaki e Isao Takahata” di Toshio Suzuki
“I geni dello Studio Ghibli. Hayao Miyazaki e Isao Takahata” di Toshio Suzuki racconta tutto quello che avremmo scoperto se avessimo spiato da un angolo nascosto quello che è avvenuto negli anni all’interno dello Studio Ghibli. Tra le mani di Toshio Suzuki, produttore storico e voce interna dello Studio, prendono vita i retroscena, le tensioni e le scintille creative che hanno plasmato il mito Ghibli. “I geni dello Studio Ghibli” è un libro che raccoglie memorie, interviste e riflessioni, ripercorrendo la produzione di diciannove film, da “Nausicaä” fino a “Si alza il vento” e includendo anche un dialogo unico con Miyazaki e Takahata.
“In cucina con gli anime dello Studio Ghibli” di Massimiliano De Giovanni e Barbara Rossi
Come ogni grande mondo immaginario, anche lo Studio Ghibli parla al palato. “In cucina con gli anime dello Studio Ghibli" di Massimiliano De Giovanni e Barbara Rossi è un ricettario che trae ispirazione dai suoi film più amati. Il libro propone ricette dolci e salate, semplici o più complesse, ricostruendo piatti che evocano luoghi e personaggi Ghibli: dal mochi di Totoro al salmone di Porco Rosso, fino alle torte viste in “Quando c’era Marnie". Ma è molto più di un “ricettario da fan”: è un invito a nutrirsi delle storie, a costruire un collegamento sensoriale con gli universi animati, a restituire al gusto la stessa magia che l’immagine già contiene.
“Storia dello Studio Ghibli” di Toshio Suzuki
“Storia dello Studio Ghibli”, curato editorialmente da Toshio Suzuki, ripercorre tutto il processo di produzione dei film dello Studio Ghibli, riportandone luci e ombre: dell'iter creativo, alle strategie pubblicitarie, dai tentativi per prove ed errori fino alle corse contro il tempo per consegnare un progetto. Il tutto per restituirci una fotografia reale del dietro le quinte dello storico Studio.
“Studio Ghibli. La fabbrica dei sogni. Dalle origini a ‘Il ragazzo e l’airone’”di Kappalab
“Studio Ghibli. La fabbrica dei sogni. Dalle origini a Il ragazzo e l’airone” ci accompagna dentro l’officina dell’immaginario giapponese più amato di sempre. Il volume, pubblicato da Kappalab, alternando curiosità, aneddoti e approfondimenti sui temi ricorrenti: l’ecologia, il volo, la libertà, l’amicizia e il passaggio all’età adulta. Ogni film è analizzato come una tappa di un unico, grande percorso creativo, dove l’artigianalità del disegno si intreccia con la filosofia del vivere. Il libro mostra come quella dello Studio Ghibli sia una vera “fabbrica dei sogni”, in cui la meraviglia nasce dal lavoro quotidiano, dal tempo speso a osservare il mondo e a restituirlo con infinita delicatezza.
“Dov’è nato Totoro” di Hayao Miyazaki
Pochi luoghi al mondo evocano la stessa quiete e lo stesso incanto delle foreste abitate da Totoro. In “Dov’è nato Totoro”, lo stesso Hayao Miyazaki ci guida in un viaggio nel Giappone reale che ha ispirato i suoi paesaggi: la campagna di Tokorozawa, i santuari di Saitama, i villaggi dove la natura sembra ancora respirare insieme all’uomo. Attraverso fotografie, appunti di viaggio e riflessioni, il libro racconta come il territorio abbia influenzato l’immaginario dello Studio Ghibli, trasformandosi nel cuore pulsante dei suoi film.
Il viaggio verso l’universo dello Studio Ghibli per il momento ferma qui la sua corsa. Ma adesso, tra letture che lo hanno ispirato e libri che lo hanno raccontato, saprai come fare per rievocarlo.