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Descrizione
«A forza di combattere, inciampare, guarire, ricominciare... ho capito che non sono diventato forte quando ho vinto, ma quando ho smesso di avere paura di perdere.»
C'è un prima e un dopo. Un evento che cambia tutto. Per Francesco Acerbi è stata la malattia: la scoperta, nel 2013, di un tumore. Prima, è un bambino cresciuto in provincia «a botte e pallone»: ginocchia sbucciate, la polvere dei campetti che brucia gli occhi e in gola, porte segnate a terra con zaini e felpe. Poi la gavetta da giovane calciatore di talento dal futuro brillante: il Pavia, la Reggina in Serie C, il Chievo, una breve parentesi al Milan, il Sassuolo. Qualche errore, qualche bevuta, qualche allenamento saltato e partite perse. Infine, la diagnosi. Dopo, inizia un viaggio fatto di sofferenza, fatica, notti insonni e attese strazianti. Il corpo tradisce e la paura striscia nella mente e nelle ossa. E il calcio - così importante, così vitale - sembra sbiadire nel ricordo. Ma è da qui che Francesco decide di ripartire, di raddrizzare la sua vita e farne un capolavoro di resilienza e riscatto. Fino al ritorno in campo, più forte di prima. Fino al gol in semifinale di Champions League e al ruolo di difensore nella Nazionale italiana.
Acerbi si racconta senza filtri, con lucidità e ironia: la famiglia, l'angoscia, l'impegno, il rapporto con il proprio corpo, la solitudine, l'adrenalina della partita, la fede nella rinascita.
Io, guerriero non è solo la storia di un calciatore. È la testimonianza di un uomo che ha dovuto smettere di essere atleta per riscoprirsi guerriero. Di chi ha sbagliato, ha lottato e ha continuato a inseguire un pallone anche quando sembrava perduto. È la prova che un corpo ferito può tornare a correre e che un'anima spersa può ritrovare se stessa.
C'è un prima e un dopo. Un evento che cambia tutto. Per Francesco Acerbi è stata la malattia: la scoperta, nel 2013, di un tumore. Prima, è un bambino cresciuto in provincia «a botte e pallone»: ginocchia sbucciate, la polvere dei campetti che brucia gli occhi e in gola, porte segnate a terra con zaini e felpe. Poi la gavetta da giovane calciatore di talento dal futuro brillante: il Pavia, la Reggina in Serie C, il Chievo, una breve parentesi al Milan, il Sassuolo. Qualche errore, qualche bevuta, qualche allenamento saltato e partite perse. Infine, la diagnosi. Dopo, inizia un viaggio fatto di sofferenza, fatica, notti insonni e attese strazianti. Il corpo tradisce e la paura striscia nella mente e nelle ossa. E il calcio - così importante, così vitale - sembra sbiadire nel ricordo. Ma è da qui che Francesco decide di ripartire, di raddrizzare la sua vita e farne un capolavoro di resilienza e riscatto. Fino al ritorno in campo, più forte di prima. Fino al gol in semifinale di Champions League e al ruolo di difensore nella Nazionale italiana.
Acerbi si racconta senza filtri, con lucidità e ironia: la famiglia, l'angoscia, l'impegno, il rapporto con il proprio corpo, la solitudine, l'adrenalina della partita, la fede nella rinascita.
Io, guerriero non è solo la storia di un calciatore. È la testimonianza di un uomo che ha dovuto smettere di essere atleta per riscoprirsi guerriero. Di chi ha sbagliato, ha lottato e ha continuato a inseguire un pallone anche quando sembrava perduto. È la prova che un corpo ferito può tornare a correre e che un'anima spersa può ritrovare se stessa.