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Descrizione
Durante il Ventennio fascista, lo sport era uno strumento fondamentale per la nazionalizzazione delle masse. Il regime investì enormi risorse per sviluppare le attività sportive dilettantistiche e amatoriali, che considerava imprescindibili ai fini dell'educazione delle nuove generazioni e della creazione dell'uomo nuovo; si propose, inoltre, di usare lo sport-spettacolo per consolidare il consenso e guadagnare prestigio in campo internazionale. Non tutti gli obiettivi furono raggiunti e la dicotomia tra lo «sport fascista», gestito dalle organizzazioni del regime, e lo sport «ufficiale», amministrato dalle federazioni sportive nazionali, non fu mai superata, ma durante il ventennio l'atletismo divenne un fenomeno di massa e condizionò la più generale evoluzione del regime. Per tale ragione, analizzare la politica sportiva è particolarmente utile per studiare il «laboratorio totalitario» del fascismo. Il volume raccoglie ventinove saggi dedicati ad aspetti poco conosciuti del tema «sport e fascismo», proponendosi di dare un contributo non solo alla storia dello sport, ma anche agli studi sui regimi totalitari.