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Descrizione
In questo saggio lucido, provocatorio e spesso spietato, Aleister Crowley affronta senza mezzi termini la questione della sterilità artistica negli Stati Uniti, in un'epoca in cui la nazione si andava affermando come potenza mondiale. Da Poe a Whitman, da Twain a Whistler, ogni nome viene esaminato con rigore, ammirazione selettiva o feroce ironia. L'analisi si trasforma in una riflessione più ampia sulla natura dell'arte, sulla differenza tra cultura e istruzione, sul rapporto tra paesaggio e ispirazione, e sulla tensione tra spontaneità e forma. Attraverso un'esposizione brillante e densa, Crowley mette in discussione non solo il canone americano, ma anche i criteri con cui giudichiamo il valore artistico e la grandezza di una civiltà. Un libro che non teme di demolire miti, ma che sa anche restituire, tra le righe, un ritratto potente e paradossalmente affascinato della giovane America e del suo spirito contraddittorio.