Riflessioni di un conformista

La fuga necessaria da una terra rinunciataria e avara di speranze di Modesto, un ragazzo del Sud degli anni Cinquanta, alla ricerca di un possibile riscatto sociale in un altrove lontano e misterioso. La resa dei conti finale con se stesso, dopo un lungo percorso esistenziale, il racconto di una storia personale faticosa, fatta di innumerevoli incontri negativi, gli svincoli della vita e il doloroso, ma benefico viaggio introspettivo del ragazzo ormai anziano davanti al suo specchio. Un oggetto enigmatico dagli effetti esoterici in cui l'immagine si dissolve nell'imperscrutabile, rendendo chiaro tutto ciò che sino allora è riuscito a intravedere confusamente. L'ormai vecchio Modesto dipana così finalmente i troppi dubbi irrisolti facendo chiarezza sulle innumerevoli contraddizioni e riuscendo a dare un nome, quello del conformismo, al subdolo virus che, inculcato in lui sin da bambino dalla famiglia e dalla società degli Anni Cinquanta, lo ha costretto a uniformarsi sempre a modelli di pensiero preconfezionati, per non deludere il pensiero dominante. E così finalmente sente di doversi svegliare da quel torpore mentale e di agire secondo il proprio istinto, anche se fuori tempo massimo, incurante delle inevitabili reazioni stupite di chi lo circonda.