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Descrizione
Nel Cinquecento, la Sicilia era una terra di latifondi, popolata da contadini e nobili, nonché intrisa di una radicata religiosità che si intrecciava a una cultura terriera immersa in una percezione pervasiva e vischiosa della famiglia. Ciononostante, due secoli prima della stagione italiana dei Lumi, a Palermo, Argisto Giuffredi fu un sorprendente precursore di Cesare Beccaria. Ben prima dell'illuminista lombardo, Giuffredi auspicò che il giudice si ponesse dalla parte dell'imputato, quasi ad anticipare l'istituto della presunzione di non colpevolezza; ebbe parole esplicite contro l'ingiustizia della tortura; perorò la causa dell'inammissibilità senza eccezioni della pena di morte. "Da quest'uomo ricco di sentimento ma irto di diffidente prudenza viene anche la prima voce che si sia levata nel mondo contro la tortura e la pena di morte", questo scrisse di lui Leonardo Sciascia.