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Descrizione
La testualità della memoria. Il libro che segue non è un mero susseguirsi di versi, ma un corpo: un corpo di segni che si offre come superficie topografica, come mappa fragile e luminosa della memoria. Non c'è qui narrazione lineare, ma costellazione di frammenti, luoghi affettivi e temporali che emergono e si sottraggono, in un ritmo che assomiglia più al respiro che al racconto. La poesia, in questo spazio, non è mai semplice ornamento. È custodia: gesto di resistenza contro l'oblio. Ogni titolo si presenta come una soglia interpretativa. L'odore, il sapore, il senso di casa non indica soltanto un insieme di sensazioni domestiche: è una grammatica dell'intimità, un tentativo di rendere la memoria sensibile e corporea. Così Ricordi quando eravamo famiglia non è mera rievocazione, ma incisione di un tempo comunitario perduto, che sopravvive nel linguaggio come segno affettivo. Scrivere, per l'autore, equivale a un lavoro sul sé: un'operazione di scavo nelle radici. In La città finiva qui, il paesaggio alessandrino è descritto come teatro della formazione, dove «una strada bianca di ghiaie portava / alla cascina di mia seconda e ultima vita».