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Utopia e tirannide - Librerie.coop

Utopia e tirannide

Protezione:   

Adobe DRM

€ 12,99
Dettagli
FORMATO pdf
EDITORE Bollati Boringhieri
EAN 9788833980690
ANNO PUBBLICAZIONE 2011
CATEGORIA Filosofia
Attualità e politica
Storia
LINGUA ita
Dispositivi supportati
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Descrizione

Resiste nel senso comune un sillogismo dato per scontato: l’utopia conduce inevitabilmente alla tirannia. I sogni perseguiti nelle rivoluzioni moderne – dal 1789 in poi – avrebbero partorito solo mostri, regimi autoritari, tirannici, totalitari. Dall’epoca della guerra fredda sino al trionfo attuale del pensiero neoliberale, al miraggio della giustizia sociale si è addebitato il peccato mortale dell’intrusione dello Stato nella sfera dell’autonomia personale, e nella legislazione sociale si è vista la minaccia più grave per la libertà. L’illusione di realizzare la giustizia sociale attraverso la legge sarebbe stata la colpa fondamentale degli illuministi, degli utopisti, dei socialisti. I maggiori giuristi, economisti, storici, filosofi neoliberali – Mises, Talmon, Aron, Hayek, Berlin, Furet – lo hanno ripetuto per decenni e hanno invocato come proprio maestro uno dei più grandi studiosi dell’utilitarismo, del liberalismo britannico e del socialismo europeo, Élie Halévy. Michele Battini ha scavato nei suoi archivi, conservati a Parigi, e ha riportato alla luce testi inediti o dimenticati, scoprendo che il maestro non la pensava così e che, sino alla morte – alla vigilia della seconda guerra mondiale –, ammise la possibilità di coniugare socialismo e libertà. Seguendo la pista lasciata da Halévy, Battini risale alle fonti ottocentesche del movimento operaio e dissolve la presunta unità della cultura socialista e comunista, portando allo scoperto una radicale opposizione tra una cultura autoritaria e nostalgica della società corporativa di Antico Regime e un’altra, decisa a sviluppare le libertà moderne nella libertà del lavoro. Dottor Jekyll e mister Hyde. Nasce da questa ricerca un itinerario inconsueto nelle rappresentazioni della democrazia economica, attraverso testi di John Stuart Mill, Marx, Proudhon, Édouard Bernstein, ma anche dei socialisti liberali italiani di Giustizia e Libertà, che approda alle attuali riflessioni di Amartya Sen sulla giustizia sociale. La vicenda della cultura della democrazia economica viene quindi collocata in una prospettiva comparativa più ampia, che implica anche il confronto con le domande delle scienze sociali e dell’antropologia di Mauss, Malinowski, Polanyi sui modi di funzionare della società. L’approdo autoritario della rivoluzione socialista non viene così ricondotto a un peccato delle origini, ma a procedure di governo dell’economia che hanno infranto regole di reciprocità e forme di scambio essenziali in ogni tipo di società. Morfologia e storia ci riportano, infine e necessariamente, all’indagine dei classici – in primo luogo Platone – sulla natura della tirannide.