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Descrizione
«Gli alpini, che dopo la campagna montenegrina furono mandati in Russia o su altri fronti, d'accordo affermarono che il Montenegro rappresentò il "nido di vipere" dove in breve tempo furono sacrificati ben ottomila italiani, tra morti e feriti gravi.» Un alpino ventenne, partito per il Montenegro con il battaglione "Feltre" nell'ottobre del 1941, annota su un taccuino le cronache di quei lunghi mesi di sofferenze. Mesi di guerriglia senza fronti e senza orari, tormentati da atrocità tali da indurre le autorità a un lungo, colpevole silenzio riguardo al fronte balcanico. Nel suo diario - completo di documentazione fotografica - Vito Mantia con grande sensibilità testimonia l'orrore di una guerra quasi dimenticata, ispirato non solo dagli eventi bellici in sé, ma anche e soprattutto dal vivo desiderio di dimostrare lo spirito con il quale gli alpini li hanno affrontati: senso del dovere, fratellanza, solidarietà vera, amor di patria.