Le terre del Sacramento

Da sempre quel mondo contadino raccontato da Francesco Jovine nel suo romanzo Le terre del Sacramento rappresenta un affresco contro l'ingiustizia e lo sfruttamento: un emblema di volontà di riscatto, malgrado quei contadini che "si lasciavano intossicare l'anima senza speranza". Jovine affonda la sua critica nelle promesse non mantenute, in una perpetuata sconfitta di classe, di ultimi relegati ad un ruolo sempre e comunque subalterno. C'è verismo di fondo nelle pagine di Jovine, che segue una tradizione che parte dalla metà dell'Ottocento: Giovanni Verga, Rocco Scotellaro, Carlo Bernari, Ignazio Silone e Federico De Roberto. Con Le terre del Sacramento si entra nelle vicende del primo dopoguerra, in un antico feudo ecclesiastico che va in rovina a causa dell'incapacità e degli sperperi del proprietario, la cui moglie prende in mano l'amministrazione e si giova dello studente socialista Luca Marano per convincere i contadini che, lavorando le sue terre, potranno un giorno goderne. Ma le promesse vengono disilluse e la rivolta dei contadini, alla testa dei quali c'è proprio Luca, viene soffocata nel sangue da carabinieri e camicie nere. Un romanzo che è una sceneggiatura, un'epica contadina mediante una rilettura in chiave realista, che contribuì a consacrare Jovine nella critica non solo di sguardo meridionalista.