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EBOOK - epub
                
                
            Descrizione
                Manlio lavora in fabbrica fin da ragazzo;  Livia studia per diventare insegnante.  Quando si incontrano e si innamorano,  decidono di condividere tutto: leggono  e studiano insieme, insieme discutono  di politica, viaggiano, ridono, lottano.  Anche la mattina del 28 maggio 1974,  in piazza della Loggia, sono insieme. Per  puro caso, però, quando la bomba scoppia,  Manlio sopravvive. Livia no. Livia  muore con i loro migliori amici, Clem e  Alberto, anche loro insegnanti, anche loro  giovani impegnati in politica. Perdono  la vita altre cinque persone, «non vittime,  ma caduti consapevoli» che quella mattina  di pioggia si ritrovano in piazza per il  loro impegno antifascista. Da quel giorno,  per Manlio Milani inizia una seconda  vita tra aule di tribunali, aspettando  una giustizia che non è mai arrivata, collezionando  frammenti di una verità sempre  incompleta.  Benedetta Tobagi (il cui padre è stato  ucciso il 28 maggio 1980, esattamente  sei anni dopo la strage di Brescia) decide  di sedersi accanto a Manlio, per provare,  udienza dopo udienza, a raccontare la  sua storia e quella di chi, come lui, ha vissuto  quell'intensa stagione di lotte politiche  e di risate, di discussioni estenuanti e  di scioperi, di serate fra amici, di bombe  e sotterranei tentativi di golpe. Di paura  e speranze. E quando trentasei anni dopo  ascolta con Manlio l'ennesima sentenza  di assoluzione: «Tutti assolti per non aver  commesso il fatto», capisce cosa vuol dire  provare rabbia e impotenza verso chi ha  nascosto e manipolato la verità.  Con sguardo lucido e partecipe, l'autrice  compie un viaggio nei misteri recenti  della storia italiana, rivisitando il capitolo  rimosso della violenza neofascista, pronta,  ancora una volta, a cercare di capire  cosa furono quegli anni e a fare in modo  che una strage non si riduca semplicemente  a un luogo e una cifra: il numero dei  morti. Una strage è l'incontro con il male.  Necessario è dunque continuare a interrogarsi  su come è possibile sopravvivere  alla ferita dell'ingiustizia che si somma  alla violenza, e al senso di colpa che tormenta,  paradossalmente, i sopravvissuti  ma non i carnefici.
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«Occupiamo come abusivi uno spazio pieno di assenza. L'orologio col vetro rotto si ferma, mentre altre lancette continuano a segnare il tempo. Tu vivi ancora - lui, lei, loro no. Dopo, nel fondo piú oscuro, infiniti sensi di colpa. Colpa di esistere».
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«Occupiamo come abusivi uno spazio pieno di assenza. L'orologio col vetro rotto si ferma, mentre altre lancette continuano a segnare il tempo. Tu vivi ancora - lui, lei, loro no. Dopo, nel fondo piú oscuro, infiniti sensi di colpa. Colpa di esistere».