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EBOOK - epub
                
                 
            Descrizione
                Questo libro si propone di affrontare in modo nuovo la questione del crimine  organizzato italiano nella seconda metà del XIX secolo, utilizzando  la categoria di «classi pericolose». Questa impostazione è diversa dalla  prospettiva, comunemente adottata, che punta viceversa a studiare il crimine  organizzato ottocentesco ex post, per cosí dire, «dall'oggi», e cioè a  partire dalle forme e dalle strutture che la criminalità organizzata si è data  durante il secondo dopoguerra. Vi è al fondo di questa prospettiva un  residuo di un pregiudizio di stampo romantico, l'idea per cui vi siano dei  soggetti separati, «i criminali», intesi come un popolo a parte, portatore  di inequivocabili stigmate comportamentali e attitudinali che li rendono  sempre uguali a sé stessi malgrado il tempo trascorso. L'adozione del modello  delle «classi pericolose» consente invece di muoversi in direzione opposta,  basandosi sulla concezione del crimine condivisa nell'Ottocento.  Tutto ciò ha conseguenze importanti. Piuttosto che considerare, ad esempio,  l'analisi della mafia delle origini come una sorta di premessa utile a  sceverare le radici lunghe di pratiche criminali che daranno poi luogo nel  XX secolo a «Cosa nostra», esso invita invece a immergersi nella confusione  dei discorsi e delle pratiche di quell'epoca. Inoltre, una prospettiva del  genere obbliga a riunire ciò che è stato artificialmente separato, vale a dire  l'indagine sulla camorra a quella sulla mafia. Vi è infine il bisogno di  uscire da una certa concezione ristretta della storia del crimine come storia  sociale intesa alla vecchia maniera, reintroducendovi le urgenze della  politica e le forme dell'immaginario collettivo.
Lo sviluppo del crimine organizzato nei primi due decenni dell'Italia unita, e in particolare la crescente popolarità di mafia e camorra considerate alla stregua di sette segrete, è strettamente legato alla lotta dello Stato contro gli eversori, repubblicani prima e socialisti internazionalisti poi. In questo dirompente e innovativo libro, Francesco Benigno illustra il rapporto tra il neonato Stato italiano e la criminalità organizzata, avvalendosi di fonti d'epoca poliziesche e giudiziarie oltre che delle fonti giornalistiche coeve. Il risultato dell'indagine mostra come attorno al nodo dell'ordine pubblico la società italiana si divida e si ricomponga lungo linee di frattura che oppongono - a Nord come a Sud - svariate opzioni ideali e politiche e differenti concezioni della pubblica sicurezza. Il libro mostra anche la genesi di pratiche poliziesche di manipolazione, infiltrazione e diversione comuni in epoca liberale e che, attraverso il fascismo, sono poi transitate nell'Italia repubblicana.
        Lo sviluppo del crimine organizzato nei primi due decenni dell'Italia unita, e in particolare la crescente popolarità di mafia e camorra considerate alla stregua di sette segrete, è strettamente legato alla lotta dello Stato contro gli eversori, repubblicani prima e socialisti internazionalisti poi. In questo dirompente e innovativo libro, Francesco Benigno illustra il rapporto tra il neonato Stato italiano e la criminalità organizzata, avvalendosi di fonti d'epoca poliziesche e giudiziarie oltre che delle fonti giornalistiche coeve. Il risultato dell'indagine mostra come attorno al nodo dell'ordine pubblico la società italiana si divida e si ricomponga lungo linee di frattura che oppongono - a Nord come a Sud - svariate opzioni ideali e politiche e differenti concezioni della pubblica sicurezza. Il libro mostra anche la genesi di pratiche poliziesche di manipolazione, infiltrazione e diversione comuni in epoca liberale e che, attraverso il fascismo, sono poi transitate nell'Italia repubblicana.
