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EBOOK - epub

Descrizione
Questo libro racconta una storia mai scritta: quella di donne e uomini europei che - nell'incerto confine tra medioevo ed età moderna - affermarono, senza subire pressioni, di avere volato e preso parte al sabba diabolico. Al di fuori di processi penali, senza coercizione o altra forma di tortura fisica o psicologica, queste persone rivelarono ai loro confessori di aver incontrato il diavolo e di avere stretto patti e intrattenuto rapporti sessuali con demoni, traendo da tutto ciò poteri ed emozioni inusuali e cospirando contro Dio e l'umanità. Indagando fra i documenti vaticani della Penitenzieria apostolica, Germano Maifreda ribalta il paradigma storiografico secondo cui il sabba fu principalmente una creazione intellettuale, poi imposta al popolo in sanguinose cacce alle streghe. La confessione dei peccati svolse un ruolo centrale nel legittimare «dal basso» le false credenze, rifondando - con alcune specificità nelle donne - la soggettività occidentale.
In un giorno d'estate di metà Quattrocento, nei dintorni di Savona, una donna di nome Puria avvicinò un confessore e gli rivelò di aver commesso peccati gravissimi. Nel sacramento della penitenza, senza aver subíto alcuna tortura o costrizione, Puria ammise di avere fatto parte di una setta che si radunava nottetempo in luoghi segreti, dove, fra orge e balli, incontrava, e adorava, il demonio. Obbedendo ai comandi del diavolo, calpestando il crocefisso, Puria aveva rinnegato la fede. Aveva eseguito ordini malvagi, volti ad annientare la cristianità. Ma ora era pentita, pronta a rinnegare la sua esistenza precedente e a riconciliarsi con Dio. Le sue ammissioni non erano mosse da alcun'altra ragione: nessuno l'aveva infatti mai accusata di stregoneria, né alcun giudice l'aveva mai trovata colpevole. Questo libro intende mostrare che le confessioni sacramentali di patto col diavolo e coinvolgimento nel sabba come quella di Puria, finora trascurate dagli studiosi di stregoneria, possono aiutarci a spiegare la tenacia e la diffusione delle credenze diaboliche e della loro ossessione repressiva nel mondo moderno. Non solo i giudici dei tribunali inquisitoriali o laici, ma anche i confessori svolsero un ruolo decisivo nell'affermare e perpetuare il mito del sabba e del patto col diavolo: in un grande progetto di costruzione della coscienza individuale, e delle credenze irrazionali, i cui esiti giungono fino all'oggi.
In un giorno d'estate di metà Quattrocento, nei dintorni di Savona, una donna di nome Puria avvicinò un confessore e gli rivelò di aver commesso peccati gravissimi. Nel sacramento della penitenza, senza aver subíto alcuna tortura o costrizione, Puria ammise di avere fatto parte di una setta che si radunava nottetempo in luoghi segreti, dove, fra orge e balli, incontrava, e adorava, il demonio. Obbedendo ai comandi del diavolo, calpestando il crocefisso, Puria aveva rinnegato la fede. Aveva eseguito ordini malvagi, volti ad annientare la cristianità. Ma ora era pentita, pronta a rinnegare la sua esistenza precedente e a riconciliarsi con Dio. Le sue ammissioni non erano mosse da alcun'altra ragione: nessuno l'aveva infatti mai accusata di stregoneria, né alcun giudice l'aveva mai trovata colpevole. Questo libro intende mostrare che le confessioni sacramentali di patto col diavolo e coinvolgimento nel sabba come quella di Puria, finora trascurate dagli studiosi di stregoneria, possono aiutarci a spiegare la tenacia e la diffusione delle credenze diaboliche e della loro ossessione repressiva nel mondo moderno. Non solo i giudici dei tribunali inquisitoriali o laici, ma anche i confessori svolsero un ruolo decisivo nell'affermare e perpetuare il mito del sabba e del patto col diavolo: in un grande progetto di costruzione della coscienza individuale, e delle credenze irrazionali, i cui esiti giungono fino all'oggi.